Fontana by Paolo Campiglio

Fontana by Paolo Campiglio

autore:Paolo Campiglio [Campiglio, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2014-07-24T22:00:00+00:00


2 - L. Ponti, Prima astratto, poi barocco, ora spaziale, in “Domus”, 229, IV, 1948, p. 36.

3 - C. Lonzi, Autoritratto, Bari 1969, p. 169.

4 - L. Fontana, Pablo Picasso. Ceramiche, presentazione al catalogo della mostra di Milano (Galleria del Naviglio 22 dicembre 1951 - 4 gennaio 1952).

5 - P. Manzoni, Da Milano, in “Il Pensiero Nazionale”, 1 novembre 1959.

LA SVOLTA DEGLI ANNI SESSANTA: LE ATTESE

Alla fine del 1958 Fontana, assecondando un processo di riduzione al monocromo, perviene ai Tagli, lacerazioni inferte alle tele, forse il passaggio più noto e la cifra che ancora oggi identifica l’artista a livello internazionale: se il processo di congiunzione tra spazio reale e spazio immaginato non si distingue rispetto ai Buchi, differente è l’approccio, più meditativo e ritmico, inerente una gestualità concentrata e definitiva. Scrive l’artista all’amico Mario Bardini il 21 febbraio 1959: «Caro Mario – o sono un “santo” o sono un “pazzo”!!! Ma forse sono un santo, ho sopportato troppe angherie che a quest’ora dovrei essere in un manicomio, invece queste “attese” mi danno la pace!!! In tanti anni di lavoro questo è il momento più felice per me!». Il nuovo ciclo dei Tagli, per i quali l’artista inizia a coniare l’appellativo di Attese, evidenzia il significato di pausa temporale: il taglio è una sorta di atto di azzeramento, ma insieme di “costruzione”, mediante il quale egli vagheggia un luogo primario, uno spazio assoluto, infinito, sempre più lontano dall’accidentalità della materia. L’“Attesa” è un luogo atemporale, o il nulla, come egli amava sostenere, ma ha anche una implicazione avveniristica, dovuta all’attesa di un futuro immaginato. È l’idea pura che si avvera nell’atto, nel gesto del taglio, e al tempo stesso diviene magicamente forma, senza quasi passare per la materia (Concetto spaziale. Attese 1959; Concetto spaziale. Attese, 1959, aniline). Il ciclo conosce un successo immediato di critica: esposto la prima volta a Milano alla Galleria del Naviglio (febbraio 1959), a Parigi alla Galerie Stadler (presentato da Michel Tapié) poi a Documenta II a Kassel, alla V Biennale di San Paolo del Brasile e infine a Roma, nella prima retrospettiva di Fontana alla Galleria L’Attico organizzata da Crispolti nel 1959. Le Attese hanno una specifica morfologia: dai primi Concetti spaziali, che riportano forme astratte dipinte e tagli quasi motivi decorativi, agli ultimi concepiti nel corso degli anni Sessanta, sempre più monumentali, perentori e assoluti, spesso unici protagonisti su fondo monocromo (Concetto spaziale. Attesa, 1967). Ammette Fontana che i Tagli «sono soprattutto un’espressione filosofica, un atto di fede nell’infinito, un’affermazione di spiritualità. Quando io mi siedo davanti a uno dei miei tagli, a contemplarlo, provo all’improvviso una grande distensione dello spirito, mi sento un uomo liberato dalla schiavitù della materia, un uomo che appartiene alla vastità del presente e del futuro».

Contemporaneamente all’elaborazione dei Tagli, secondo una polarità ricorrente nella sua opera, l’artista sembra avere nostalgia della materia e nell’estate del 1959 dà vita al ciclo delle Nature: grandi sfere nere in terracotta segnate da lacerazioni o da perforazioni che egli



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